sábado, 24 de outubro de 2015

Sant'Antonio Maria Claret e gli Angeli

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Sant'Antonio Maria Claret e gli AngeliIl 24 ottobre nel calendario liturgico precedente la riforma voluta dal Concilio  Vaticano II era una data consacrata alla festa di san Raffaele Arcangelo e nel nuovo calendario c’è la memoria di sant’Antonio Maria Claret che era assai devoto a san Raffaele. Antonio Maria Claret era nato nel 1807 in Catalogna, Spagna, quinto di dieci figli in famiglia di tessitori, mestiere che egli fece fino a 22 anni quando entrò in seminario. Quello che è accaduto nel 1839 ad Antonio Maria Claret è  stupefacente. Il giovane sacerdote catalano – era stato ordinato nel 1835 – decide di recarsi a Roma per sollecitare la sua ammissione a Propaganda Fide, poiché egli si augura di diventare missionario.  Siccome gli rifiutano un lasciapassare. Egli prende il cammino dei contrabbandieri e dei clandestini fino a Perpignan, e da lì prosegue la sua strada fino a Marsiglia, che egli raggiunge alla fine del mese di settembre. E’ subito accostato da un passante che gli indica un albergo, ...
...   così come pure l’indirizzo del consolato di Spagna, dove egli deve ritirare il suo passaporto. L’indomani, allorché cerca la via dove abita il console, lo stesso giovane lo avvicina: Non solamente mi indicò la via, ma mi ci accompagnò. Parlò al console e tutto si arrangiò tutto per il meglio, poi mi portò a visitare le chiese, il cimitero e tutto quello che la città conta di più prezioso in materia di edifici religiosi; mai mi parlò di stabili e di cose profane, né mi ci condusse.
Infine, il 2 ottobre, Antonio Maria Claret deve imbarcarsi sulla nave Tancredi, che effettua la traversata da Marsiglia a Civitavecchia, racconta il santo riguardo ad un misteriosi personaggio: Poco prima, egli si presenta al mio albergo, prende il mio bagaglio e mi pregò in mille maniere di lasciargliele portare, e così noi andammo tutti e due al porto. Ci lasciammo davanti al battello. Durante quei cinque giorni, egli era stato con me in permanenza, mostrandosi così delicato, così attento, così amabile e così scrupoloso verso di me, che mi sembrò che il suo grande Signore lo avesse inviato per assistermi con la più grande cura; sembrava un angelo più che un uomo, così modesto, così allegro, e così pensieroso allo stesso tempo, così religioso e così fervente, portandomi sempre nelle chiese, cosa che mi piaceva molto. Mai mi propose di entrare in un caffè né in altro luogo similare, mai lo vidi mangiare né bere, poiché al momento dei pasti egli scompariva, per ritornare poi.
Sant’Antonio Maria Claret ha sempre creduto che avesse beneficiato nella città focea dell’assistenza di un inviato di Dio, verisimilmente l’arcangelo Raffaele. Sovente nella sua vita, egli provò la protezione sensibile degli angeli, verso i quali egli nutriva una profonda devozione. Egli annota nei suoi scritti autobiografici che, più di una volta, essi lo hanno aiutato a ritrovare la propria strada quando si era perduto, che lo hanno liberato dai banditi di strada, che hanno svelato i tentativi di assassinio contro di lui quando egli era arcivescovo di Cuba, poi confessore della regina Isabella II di Spagna. Malgrado l’estrema discrezione di cui faceva prova per quello che riguardava la sua vita interiore, gli giunse di lasciarsi sfuggire alcune confidenze, e non poté nascondere a tutti le sue estasi, accompagnate talvolta da lievitazione e da manifestazioni luminose. Il sacerdote catalano  nutre da molto tempo una solida devozione verso gli angeli quando, nel 1850, con sua grande sorpresa viene nominato arcivescovo di Cuba. In alcuni anni, egli compì un’opera di apostolato immenso, solcando l’isola da parte a parte per visitare le sue parrocchie, pronunciando più di 11.000 sermoni e regolarizzando quasi 30.000 matrimoni.
Egli lotta contro la schiavitù, si sforza di migliorare la condizione dei contadini e degli operai fondando le “case del lavoro”, soccorre le vittime del sisma del 1852 (ch’egli ha predetto), visita i malati degli ospedali al momento dell’epidemia di colera che ne consegue, non esitando a curarli con le sue mani. Questo zelo evangelizzatore gli vale l’odio dei ricchi proprietari terrieri che, a quindici riprese, tentano di farlo assassinare. Ogni volta, egli sfugge provvidenzialmente ai sicari lanciati sulle sue tracce: ora, è uno sconosciuto che lo informa dei loro funesti progetti, ora i colpi sono scartati da una mano invisibile. Fino al giorno in cui una voce interiore lo allerta del pericolo. Questa volta, egli non vi presta attenzione, poiché diffida dello straordinario: quando esce dalla chiesa di Holguin, un infelice ch’egli ha tratto di prigione si getta su di lui con un rasoio: deviata in extremis in modo inesplicabile, la lama sfiora il suo volto. Fino alla fine della sua vita avvenuta nel 1870 a Fontfroide in Francia, egli ne conserverà la cicatrice sulla gota sinistra. Non esiterà ad attribuire queste protezioni straordinarie al suo angelo custode. Le sue gesta suscitano gravi reazioni da parte dei nemici della fede cattolica e Antonio viene richiamato a Madrid.
E’ la regina isabella a volerlo al suo fianco come suo particolare confessore. Durante la sua permanenza alla corte reale l’arcivescovo tra tantissime realizzazioni, fondò pure l’accademia di san Michele, una dotta associazione culturale di scrittori e artisti che avrebbero dovuto esercitare un apostolato attivo scrivendo libri, istituendo biblioteche e formando un’èlite cristiana nella società. Quando la regina, a causa della rivoluzione, venne esiliata, Antonio la seguì a Parigi. Anche lui continuava a subire minacce e la Rivoluzione gli si scagliò contro, costringendolo a rifugiarsi nel monastero di Fontfroide, dove morì, solo e malato. Fu beatificato nel 1934 e canonizzato nel 1950, la sua tomba si trova a Vic, vicino Barcellona.
Don Marcello Stanzione

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A ESPIRITUALIDADE COMBATIVA DE SANTO ANTONIO MARÍA CLARET

Santo Antonio María Claret

A ESPIRITUALIDADE COMBATIVA DE SANTO ANTONIO MARÍA CLARET

André F. Falleiro Garcia

     Santo Antonio María Claret (1807-1870), fundador da Congregação Missionária dos Filhos do Coração Imaculado de Maria (claretianos), Arcebispo de Santiago de Cuba, confessor e conselheiro da Rainha Isabel II da Espanha, foi canonizado em 1950 por Pio XII.
     Lutador incansável, de extrema eficácia na ação, não portou armas bélicas nem usou tribuna política para a conquista da opinião pública. Orador eloqüente, comoveu multidões imensas em suas pregações. Caráter forte, ilustrou com seu próprio exemplo o caminho reto do soldado de Cristo. Atuou exclusivamente no plano espiritual e cultural. Muito antes de Lênin tomar o poder na Rússia, o missionário espanhol empreendeu com êxito a luta contra-revolucionária no campo que mais tarde Antonio Gramsci, ao escrever os famosos "Cadernos do Cárcere", considerou como decisivo: a conquista das opiniões e das mentalidades em matéria religiosa e cultural para o domínio hegemônico da sociedade.
     Não apenas teve o dom da palavra. Seus escritos complementaram a pregação. “Como apóstolo da pena, o padre Claret não teve rival em sua época, talvez até mesmo em toda a Europa”[1]. “Escritos em um estilo funcional e originalíssimo, vivaz e muito direto, seus livros e folhetos alcançaram uma popularidade imensa”[2].
     Recebeu da Santa Sé o título de Missionário Apostólico. Recristianizou em 7 anos, de 1840 a 1948, a Catalunha. O efeito de sua ação foi assim avaliado por Jaime Brossa, dirigente anarquista e diretor do El Diluvio: "Se não houvesse existido o padre Claret, a Catalunha teria compreendido a mensagem da revolução" [3]. Não apenas junto às massas populares foi notável o êxito da atuação desse zeloso homem de Deus. Na capital, atuou nos salões da Corte e nos círculos de grande influência política e social. Reconheceu-o Jaime Brossa: “Sua residência em Madri, quando mais tarde foi nomeado confessor de Isabel II, foi uma verdadeira catástrofe para o movimento revolucionário espanhol” [4].
     Depois de mudar radicalmente o aspecto religioso da Catalunha, fez a mesma coisa nas Canárias e, pouco depois, em Cuba. No Concílio Vaticano I, teve atuação destacada como ferrenho defensor da infalibilidade pontifícia.
     O Caminho Reto foi sua obra mais popular da Espanha, impressos cerca de dois milhões de exemplares. Claret não a concebeu como antologia de orações e devoções, e sim, manual de formação cristã e orientação para a vida no lar e na sociedade. O anarquista Jaime Brossa teve que confessar: “Nós não soubemos elaborar nenhumCaminho Reto” [5]. Um século depois, os socialistas espanhóis do PSOE, é lamentável reconhecer, souberam fazer uma revolução cultural e anticristã assombrosa, que anestesiou almas e modificou costumes e instituições.
     Quando houve uma reforma no Senado espanhol, em 1857, foram promovidos à categoria de senadores todos os arcebispos. Claret, porém, fiel ao princípio de “não meter-se em política”, declinou do cargo e recusou-se a tomar parte nas disputas político-partidárias. O anarquista Brossa comparou a atuação do filósofo, teólogo e político Jaime Balmes, que viveu na primeira metade no século XIX, e a de Claret em Madri. Chegou à conclusão de que “o trabalho de Balmes no terreno político havia sido uma magnífica preparação estratégica para a ação do padre Claret, porém, a influência do missionário foi muito mais decisiva, precisamente porque não se envolveu com política”[6].

Vivemos tempos de diálogo e colaboração entre católicos e socialistas, protagonizados pelo Cardeal Rouco Varela e o presidente Zapatero
     A Espanha precisa redescobrir a espiritualidade combativa que caracterizou a santidade claretiana. O ambiente religioso espanhol hoje em dia está contaminado pelo "diálogo" relativista, e também pelo ecumenismo. Infelizmente desde as últimas décadas do século XX não surgiu nas fileiras do Episcopado espanhol um novo Claret capaz de conter e vencer a investida revolucionária. O cardeal-Arcebispo de Madrid, Antonio María Rouco Varela, recentemente eleito presidente da Conferência Episcopal Espanhola, explicou que “o caminho de nosso tempo" é o "diálogo" [7]. E propôs "colaboração leal" à segunda legislatura do governo espanhol socialista de José Luis Rodríguez Zapatero, elevando ao mesmo tempo sua voz em defesa dos direitos da pessoa humana, explicou L’Osservatore Romano[8].
     Em tempos em que os direitos de Deus são relegados e os direitos humanos são lembrados a toda hora, em que a autoridade eclesiástica se empenha no diálogo e na colaboração com os socialistas, o exemplo de Santo Antonio María Claret reaviva a noção da militância católica e aponta o verdadeiro sentido da vida interior.
         _________

         NOTAS:

        [1] BRUNET, M., Atualidade do Padre Claret, Vic, 1953, p. 22. Apud Autobiografia de Santo Antonio Maria Claret. Edição espanhola publicada em SAN ANTONIO MARIA CLARET, Escritos autobiográficos, preparada por José Maria Viñas e Jesus Bermejo, BAC, Madri, 1981. Edição traduzida para o português.
        [2] Ibidem, p. 25. 
        [3] Ibidem, p. 39.   
        [4] Ibidem, p. 41. 
        [5] Ibidem, p. 40. 
        [6] Ibidem, sem indicação da página. 
        [8] Agência de notícias Zenit, 11/03/2008, Relações Zapatero-Igreja: colaboração leal e presença incisiva. 
         _________

    O EXTRAORDINÁRIO SENSO DA LUTA EM SANTO ANTONIO MARÍA CLARET

    Plinio Corrêa de Oliveira

         Analisando esta foto, nota-se que na fisionomia deste varão não entrou a mão nem a imaginação de nenhum pintor. Foto sem subterfúgios, de um homem sem subterfúgios. Diante dela, podemos perguntar: é esta a idéia que temos de um santo? Absolutamente não, o que me leva à conclusão de que formamos uma concepção incompleta de santidade, pois trata-se de um santo: Santo Antonio Maria Claret.
         Por que não se tem a idéia de que é um santo? Toda a fisionomia dele não leva a marca da estética: o formato do rosto, perfeitamente comum; as sobrancelhas dão idéia de uma personalidade forte; o enorme nariz parece ter passado por uma explosão nasal; lábios grossos; boca sem um traçado bem definido e orelhas grandes. Entretanto, homem com alto senso de dignidade e extraordinário senso da luta!
         A linha geral da fisionomia revela uma firmeza indomável. Os olhos manifestam uma inquebrantável determinação da vontade, e parecem dizer: “Eu vou de qualquer jeito, e não tenho medo das conseqüências! O que devo fazer, faço! O que eu disse, mantenho!”.
         Observando seu olhar, não é difícil perceber que, a par de tanta firmeza, ele tem uma bondade e uma doçura incontestáveis. No fundo do olhar, sobretudo do lado direito, nota-se juntamente com a doçura uma firmeza resolvida a ir até o martírio. Não tem hesitações, entregou tudo e está disposto a enfrentar qualquer dificuldade que apareça.
         É um homem movido por alto senso do dever, fundado nas mais elevadas concepções religiosas e metafísicas, profundamente persuadido de que assume a posição certa; de que professa e ensina a Religião verdadeira; de que é um ministro de Deus, e ensina a doutrina imutável e eterna da Santa Igreja Católica Apostólica Romana. A atitude dele é a de quem crê nisso até o fundo da alma e tem certeza daquilo que crê. Está disposto a qualquer coisa para pregar, defender e manter essa doutrina, de acordo com seu lema: “A Dios orando y con el mazo dando” (A Deus orando e golpeando o inimigo).
         A consciência dele é um lago tranqüilo de água cristalina. É um exemplo de vida sobrenatural, um apóstolo transbordante de vida interior. E porque transbordante dessa vida, homem para o qual não há barreiras. Quando encontra obstáculos insuperáveis, levanta os olhos para Deus e faz uma prece.
         _________
         Excertos da conferência proferida pelo Prof. Plinio Corrêa de Oliveira em 9 de outubro de 1987. Sem revisão do autor.
         Publicado na revista Catolicismo de outubro/2009 com o títuloApóstolo transbordante de vida interior.

         _________

San Antonio María Claret - Obispo Y Fundador - Fiesta Octubre 24



viernes, 23 de octubre de 2015|




Nació en la villa de Sallent, provincia de Barcelona, el día 23 de diciembre de 1807.
Fue obrero textil en su juventud.
Ordenado sacerdote, fundó en Vic la Orden de los Claretianos.
Recorrió Cataluña durante varios años predicando.
Fundó la Congregación de Misioneros Hijos del Inmaculado Corazón de María.
Fue nombrado arzobispo de Santiago de Cuba, cargo en el que se entregó de lleno al bien de las almas. 
Como arzobispo de Santiago de Cuba se destacó por su celo evangelizador por lo que recorrió toda su diócesis y sufrió un atentado contra su vida.
Habiendo regresado a España, sus trabajos por el bien de la Iglesia le proporcionaron aún muchos sufrimientos.
Confesor de la Reina Isabel II de España.
Único santo canonizado entre los padres conciliares del Concilio Vaticano I.
Escritor evangélico, especialmente de folletos de fácil alcance para todos (jóvenes, trabajadores, casados).
Demostró un amor excepcional por la Eucaristía la cual conservaba en su corazón como tabernáculo.
Gran devoto de la Santísima Virgen.
Patrón de las cajas de ahorro, ya que fundó una en Cuba en beneficio de los pobres.
Sus experiencias místicas lo llevaron a levitar (alzarse del suelo).
A los 62 años murió en Fontfroide (Francia) el 24 de octubre de 1870.


Un hombre santo

Antonio pasó la prueba de fuego de la castidad en una tentación que le sobrevino un día en que yacía enfermo en la cama. Vio que la Virgen se le aparecía y, mostrándole una corona, le decía:
"Antonio, esta corona será tuya si vences"
De repente, todas las imágenes obsesivas desaparecieron. Siempre la Virgen Santísima sale a la defensa y auxilio de sus hijos.

La suntuosidad cortesana no impidió al P. Claret vivir como el religioso más observante. Cada día dedicaba mucho tiempo a la oración. Su austeridad era proverbial y su sobriedad para las comidas y bebidas, admirable.

Éste era su horario: Dormía apenas seis horas levantándose a las tres de la mañana. Antes que se levantaran los demás tenía dos horas de oración y lectura de la Biblia, luego otra hora con ellos, celebraba su Eucaristía y oía otra en acción de gracias, desde el desayuno hasta las diez confesaba y luego escribía. Lo que peor soportaba era la hora de audiencia hacia las doce. Por la tarde predicaba, visitaba hospitales, cárceles, colegios y conventos.

Su pobreza era ejemplar: Un día se llevó un susto al llevarse la mano al bolsillo. Le pareció haber encontrado una moneda, pero enseguida se repuso, no era una moneda, sino una medalla. En una ocasión no teniendo otra cosa para poder auxiliar a un pobre empeñó su cruz arzobispal.

San Antonio era un verdadero místico: Varias veces se le vio en estado de profundo ensimismamiento ante el Señor. Un día de Navidad, en la iglesia de las adoratrices de Madrid, dijo haber recibido al Niño Jesús en sus brazos.



En intimidad con el Señor. La clave de toda la espiritualidad de San Antonio es el amor al Santísimo Sacramento, que devoró su corazón durante toda su vida. Este amor es el que le hace transformarse en Cristo, en Cristo paciente y sacrificado. Desde niño acudía con frecuencia a la Santa Misa, reconociendo a Cristo realmente presente en la Eucaristía, fuente de toda su vida. Dice San Antonio:
"Sentía cómo el Señor me llamaba y me concedía el poder identificarme con Él. Le pedía que hiciese siempre su voluntad"

La vivencia de la presencia de Jesús en la Eucaristía, en la celebración de la Misa o en la adoración de Jesús Sacramentado era tan profunda que no la sabía explicar:

"Sentía y siento su presencia tan viva y cercana que me resulta violento separarme del Señor para continuar mis tareas ordinarias"

Un privilegio incomparable del que fue objeto fue la conservación de las especies sacramentales de una comunión a otra durante nueve años. Así lo escribió en su Autobiografía:

"El día 26 de agosto de 1861, hallándome en oración en la iglesia del Rosario de La Granja, a las siete de la tarde, el Señor me concedió la gracia grande de la conservación de las especies sacramentales, y tener siempre día y noche el santísimo sacramento en mi pecho. Desde entonces debía estar con mucho más devoción y recogimiento interior. También tenía que orar y hacer frente a todos los males de España, como así me lo manifestaba el Señor en otras oraciones"

Esta presencia, casi sensible, de Jesús en el P. Claret debió ser tan grande, que llegó a exclamar:

"En ningún lugar me encuentro tan recogido como en medio de las muchedumbres"

Devoción a la Virgen María,
Madre y Maestra

Imagen de los dos corazones
que colgaba en su cuarto


Desde niño, la devoción y el amor a la Santísima Virgen marcaron la vida de San Antonio. La Virgen Santísima era para él la estrella que le guiaba en su vida. Siempre la visitaba en el altar de su parroquia y se imaginaba que sus oraciones subían al cielo por unos "hilos misteriosos". Le gustaba visitar a la Santísima Virgen en su santuario de Fusimaña.

De niño, todos los días rezaba una parte del Santo Rosario y cuando mayor lo rezaba completo, los quince misterios todos los días. Era gran devoto del Santo Rosario a tal punto que la Virgen le dijo un día:

"Tú serás el Domingo de estos tiempos. Promueve el Santo Rosario"

Pasaba largo tiempo frente a una imagen de la Virgen haciendo sus oraciones y rezos, y hablándole con cordialidad y confianza, porque estaba convencido de que la Santísima Virgen lo escuchaba... 




En obsequio a la Virgen María se abstenía no sólo de pecados mortales, sino hasta de veniales, de faltas e imperfecciones, y aún se abstenía de cosas lícitas, sólo para mortificarse y abstenerse de alguna cosa en obsequio a María Santísima. Él amaba a María, pero María le amaba más a él, pues siempre le concedía lo que pedía y aún cosas que nunca pidió, le concedió. La Virgen Santísima lo libró de enfermedades, de peligros y aún de la muerte muchas veces, por mar o por tierra; le libró de tentaciones y de ocasiones de pecar. Decía el Santo:

"Ya veis cuánto importa ser devoto de María Santísima. Ella os librará de males y desgracias de cuerpo y alma. Ella os alcanzará los bienes terrenales y eternos ...Rezadle el Santo Rosario todos los días con devoción y fervor y veréis cómo María Santísima será vuestra Madre, vuestra abogada, vuestra medianera, vuestra maestra, vuestro todo después de Jesús"

En otro lado dice:

"Ni en mi vida personal, ni en mis andanzas misioneras podía olvidarme de la figura maternal de María. Ella es todo corazón y toda amor. Siempre la he visto como Madre del Hijo amado y ésto la hace Madre mía, Madre de la Iglesia, Madre de todos. Mi relación con María siempre ha sido muy íntima y a la vez cercana y familiar, de gran confianza. Yo me siento formado y modelado en la fragua de su amor de Madre, de su Corazón lleno de ternura y amor. Por eso me siento un instrumento de su maternidad divina. Ella está siempre presente en mi vida y en mi predicación misionera. Para mí, María, su Corazón Inmaculado, ha sido siempre y es mi fuerza, mi guía, mi consuelo, mi modelo, mi Maestra, mi todo después de Jesús"
"Oh Virgen Madre de Dios... soy hijo y misionero vuestro, formado en la fragua de vuestra misericordia y amor..."
Fuente - Texto tomado de CORAZONES.ORG:

quarta-feira, 24 de outubro de 2012

San Antonio María Claret (1807-1870):

San Antonio María Claret (1807-1870): "San Antonio María Claret fue un alma grande, nacida como para ensamblar contrastes: pudo ser humilde de origen y glorioso a los ojos del mundo. Pequeño de cuerpo, pero de espíritu gigante. De apariencia modesta, pero capacísimo de imponer respeto incluso a los grandes de la tierra. Fuerte de carácter, pero con la suave dulzura de quien conoce el freno de la austeridad y de la penitencia. Siempre en la presencia de Dios, aún en medio de su prodigiosa actividad exterior. Calumniado y admirado, festejado y perseguido. Y, entre tantas maravillas, como una luz suave que todo lo ilumina, su devoción a la Madre de Dios" (Papa Pio XII)






San Antonio María Claret

Fiesta: 24 de octubreObispo de Santiago de Cuba, fundador
Patrón de tejedoresVisite
Sallent ciudad natal y Vic donde fundó

"Haz, Señor, que ardamos en caridad
y encendamos un fuego de amor por donde pasemos;
qué deseemos eficazmente
y procuremos por todos los medios
contagiar a todos de tu amor.
Qué nada ni nadie nos arredre, Señor.
Qué nos gocemos en las privaciones.
Qué abordemos los trabajos,
qué abracemos los sacrificios.
Qué nos complazcamos en las calumnias
y alegremos en los tormentos.
Señor, qué no pensemos sino como seguir e imitar a Jesucristo
en trabajar, sufrir y procurar siempre y únicamente la mayor gloria tuya y la salvación de las almas. Amén."


En Breve
-Nació en la villa de Sallent, provincia de Barcelona, el día 23 de diciembre de 1807.
-Fue obrero textil en su juventud.
-Ordenado sacerdote, fundó en Vic la Orden de los Claretianos.
-Recorió Cataluña durante varios años predicando.
-Fundó la Congregación de Misioneros Hijos del Inmaculado Corazón de María.
-Fue nombrado arzobispo de Santiago de Cuba, cargo en el que se entregó de lleno al bien de las almas.

-Como arzobispo de Santiago de Cuba se destacó por su celo evangelizador por lo que recorrió toda su diócesis y sufrió un atentado contra su vida.
-Habiendo regresado a España, sus trabajos por el bien de la Iglesia le proporcionaron aún muchos sufrimientos.
-Confesor de la Reina Isabel II de España
-Unico santo canonizado entre los padres conciliares del Concilio Vaticano I.
-Escritor evangélico, especialmente de folletos de fácil alcance para todos (jóvenes, trabajadores, casados)
-Demostró un amor excepcional por la Eucaristía la cual conservaba en su corazón como tabernáculo
-Gran devoto de la Santísima Virgen.
-Patrón de las cajas de ahorro, ya que fundó una en Cuba en beneficio de los pobres.
-Sus experiencias místicas lo llevaron a levitar (alzarse del suelo)
- Murió en Fontfroide (Francia) el año 1870.

Cuando le preguntaron como era capaz de hacer tanto respondió:
"Enamoraos de Jesucristo y del prójimo y lo comprenderéis todo y haréis mas cosas que yo"



"VIDA DE SAN ANTONIO Maria CLARET"
Infancia:
Antonio Claret y Clará nació en Sallent (Barcelona, España) el 23 de diciembre de 1807. Era el quinto de once hijos de Juan Claret y Josefa Clará. Le bautizaron el día de Navidad. La escasa salud de su madre hizo que se le pusiera al cuidado de una nodriza en Santa María de Olot. Una noche en que Antonio se quedó en la casa paterna se hundió la casa de la nodriza muriendo todos en el accidente. Para Claret aquello supuso siempre una señal de la providencia.
La cuna de Claret fue sacudida constantemente por el traqueteo de los telares de madera que su padre tenía en los bajos de la casa. Ya desde sus primeros años Antonio dio muestras de una inteligencia y de buen corazón. A los cinco años, pensaba en la eternidad: por la noche, sentado en la cama, quedaba impresionado por aquel "siempre, siempre, siempre". El mismo recordaría estas palabras, más tarde, siendo Arzobispo:

"Esta idea de la eternidad quedó en mí tan grabada, que, ya sea por lo tierno que empezó en mí o ya sea por las muchas veces que pensaba en ella, lo cierto es que es lo que más tengo presente. Esta misma idea es la que más me ha hecho y me hace trabajar aún, y me hará trabajar mientras viva, en la conversión de los pecadores" (Aut. nº 9)
La guerra popular contra Napoleón embargaba vivamente el ambiente de la época. Sus soldados pasaban frecuentemente por la villa entre los años 1808 y 1814. Hasta los sacerdotes del pueblo se habían sumado a la lucha. En 1812 se promulgaba la nueva Constitución.
Mientras, Antonio jugaba, estudiaba, crecía... Dos amores destacaban ya en el pequeño Claret: la Eucaristía y la Virgen. Asistía con atención a la misa; dejaba momentáneamente el juego para visitar a Jesús en la iglesia siempre que no ocasionara molestias a sus compañeros; iba con frecuencia, acompañado de su hermana Rosa, a la ermita de Fusimaña y rezaba diariamente el rosario.
Una debilidad de Antonio eran los libros. Se los devoraba. Pocas cosas contribuyeron tanto a la santidad de Antonio como sus lecturas, las primeras lecturas de su infancia. Porque sus lecturas eran escogidas. Pero ya entonces Antonio tenía una ilusión: llegar a ser sacerdote y apóstol. Sin embargo, su vocación debería recorrer todavía otro itinerario.


Entre los Telares:
Toda su adolescencia la pasó Antonio en el taller de su padre. Pronto consiguió llegar a ser maestro en el arte textil. Para perfeccionarse en la fabricación pidió a su padre que le permitiera ir a Barcelona, donde la industria estaba atrayendo a numerosos jóvenes. Allí se matriculó en la Escuela de Artes y Oficios de la Lonja. Trabajaba de día, y de noche estudiaba. Aunque seguía siendo un buen cristiano, su corazón estaba centrado en su trabajo. Gracias a su tesón e ingenio llegó pronto a superar en calidad y belleza las muestras que llegaban del extranjero. Un grupo de empresarios, admirados de su competencia, le propusieron un plan halagüeño: fundar una compañía textil corriendo a cuenta de ellos la financiación y el montaje de la fábrica. Pero Antonio, inexplicablemente, se negó. Dios andaba por medio.

Unos cuantos hechos le hicieron más sensible el oído a la voz de Dios.


a) Un amigo a quien estimaba mucho tenía el grave vicio del juego. Llegó a robarle sus ahorros para jugarlos y cuando los perdió, desesperado robó una joyas valiosas, las cuales también perdió en el juego. La policía siguiendo el rastro de las joyas dio con él y lo encarceló; todos comenzaron a calumniar a Antonio, diciendo que era cómplice de su amigo. Esta experiencia empezó a crear en su corazón un disgusto por el mundo, las amistades y las riquezas.

b) El segundo hecho que le ocurrió fue estando un día con unos amigos en la playa, metió los pies para refrescarse en el agua, y de pronto una ola gigantesca lo arrastró hacia mar adentro, y Antonio que no sabía nadar se estaba ahogando. De sus labios solo salió un grito "Virgen Santa, salvadme" , y sin saber cómo, Antonio estaba en la orilla, sano y salvo y para colmo sus vestidos secos totalmente.

c) El tercer hecho fue el que le ocurrió al ir a visitar a un amigo a su casa. Cuando llegó, el amigo no se encontraba y quien estaba en casa era la esposa. Ella, dándose cuenta de la gallardía de Antonio, quedó cegada con un amor indigno y le dijo: "Antonio, ¡qué diferente eres de mi esposo, siempre agrio y despectivo! Quisiera que fuéramos buenos amigos".

Claret huye de la tentación. "Señora, vuestro esposo tarda y tengo mucho que hacer..." Ella intentó detenerle, pero en vano. Antonio se deshace de ella para no volver más.

Por fin, las palabras del Evangelio: "¿De qué le vale al hombre ganar todo el mundo si pierde su alma?", le impresionaron profundamente.
Los telares se pararon en seco, y Antonio se fue a consultar a los oratorianos de San Felipe Neri. Por fin tomó la decisión de hacerse cartujo y así se lo comunicó a su padre. Su decisión de ser sacerdote llegó a oídos del obispo de Vic D. Pablo de Jesús Corcuera que quiso conocerle. Antonio salía de Barcelona a principios de septiembre de 1829 camino de Sallent y Vic. Tenía 21 años y estaba decidido a ser sacerdote.


En el Seminario
En el seminario de Vic, forja de apóstoles, Claret se formó como seminarista externo viviendo como fámulo de Don Fortià Bres, mayordomo del palacio episcopal. Pronto iba a destacar por su piedad y por su aplicación. Eligió como su confesor y director al oratoriano P. Pere Bac. Después de un año llegó el momento de llevar a cabo su decisión de entrar en la cartuja de Montealegre, y hacia allí salió, pero una tormenta de verano que lo sorprendió en el camino dio al traste con sus planes. Tal vez Dios no le quería de cartujo. Dio media vuelta y retornó a Vic.
Este hecho nos muestra la apertura tan grande de San Antonio a las inspiraciones del Espíritu Santo y a las obras y señales de Dios.

Al siguiente año, Antonio pasó la prueba de fuego de la castidad en una tentación que le sobrevino un día en que yacía enfermo en la cama. Vio que la Virgen se le aparecía y, mostrándole una corona, le decía: "Antonio, esta corona será tuya si vences". De repente, todas las imágenes obsesivas desaparecieron. Siempre la Virgen Santísima sale a la defensa y auxilio de sus hijos.
Bajo la acertada guía del obispo Corcuera el ambiente del Seminario era óptimo. En él trabó amistad con Jaime Balmes, que se ordenaría de Diácono en la misma ceremonia en que Claret se ordenó de Subdiácono. Fue en esta época cuando Claret entró en un profundo contacto con la Biblia, que le impulsaría a un insaciable espíritu apostólico y misionero.


Sacerdote:
A los 27 años, el 13 de junio de 1835, el obispo de Solsona, Fray Juan José de Tejada, ex-general de los Mercedarios, le confería, por fin, el sagrado orden del Presbiterado, junto con otros compañeros seminaristas. Su primera misa la celebró en la parroquia de Sallent el día 21 de junio, con gran satisfacción y alegría de su familia. Su primer destino fue precisamente Sallent, su ciudad natal.

A la muerte de Fernando VII la situación política española se había agravado. Los constitucionales, imitadores de la Revolución francesa, se habían adueñado del poder. En las Cortes de 1835 se aprobaba la supresión de todos los Institutos religiosos. Se incautaron y subastaron los bienes de la Iglesia y se azuzó al pueblo para la quema de conventos y matanza de frailes. Contra este desorden pronto se levantaron las provincias de Navarra, Cataluña y el País Vasco, estallando la guerra civil entre carlistas e isabelinos.

Pero Claret no era político. Era un apóstol. Y se entregó en cuerpo y alma a los quehaceres sacerdotales a pesar de las enormes dificultades que le suponía el ambiente hostil de su ciudad natal. Su caridad no tenía límites. Por eso, los horizontes de una parroquia no satisfacían el ansia apostólica de Claret. Consultó y decidió ir a Roma a inscribirse en "Propaganda Fide", con objeto de ir a predicar el Evangelio a tierras de infieles... Corría el mes de septiembre de 1839. Tenía 31 años.

En Roma busca su identidad misionera:
Con un hatillo y sin dinero, a pie, un joven cura atravesó los Pirineos camino de la ciudad eterna. Llegado a Marsella tomó un vapor a Roma. Ya en la ciudad eterna, Claret hizo los ejercicios espirituales con un padre de la Compañía de Jesús. Y se sintió llamado a ingresar como novicio jesuita; había ido a Roma para ofrecerse como misionero del mundo, pero Dios parecía no quererle ni misionero "ad gentes" ni tampoco jesuita. Una enfermedad -un fuerte dolor en la pierna derecha- le hizo comprender que su misión estaba en España. Después de tres meses abandonó el noviciado por consejo del P. Roothaan.
Regresado a España, fue destinado provisionalmente a Viladrau, pueblecito entonces de leñadores, en la provincia de Gerona. En calidad de Regente (el párroco era un anciano impedido) emprendió su ministerio con gran celo. Tuvo que hacer también de médico, porque no lo había ni en el pueblo ni en sus contornos, utilizando yerbas y ungüentos medicinales para aliviar las penas de los que venían a verle.


Misionero Apostólico en Cataluña:
Como Claret no había nacido para permanecer en una sola parroquia, su espíritu le empujó hacia horizontes más vastos. En julio de 1841, cuando contaba con 33 años recibió de Roma el título de Misionero Apostólico. Por fin era alguien destinado al servicio de la Palabra, al estilo de los apóstoles. Esta clase de misioneros había desaparecido desde San Juan de Avila. A partir de entonces su trabajo fue misionar. Vic iba a ser su residencia. Claret, siempre a pie, con un mapa de hule, su hatillo y su breviario, caminaba por la nieve o en medio de las tormentas, hundido entre barrancos y lodazales. Se juntaba con arrieros y comerciantes y les hablaba del Reino de Dios. Y los convertía. Sus huellas quedaron grabadas en todos los caminos. Las catedrales de Solsona, Gerona, Tarragona, Lérida, Barcelona y las iglesias de otras ciudades se abarrotaban de gente cuando hablaba el P. Claret.

Caminando hacia Golmes le invitaron a detenerse porque sudaba; él respondía con humor: "Yo soy como los perros, que sacan la lengua pero nunca se cansan".

"Padre, confiese a mi borrico" -le dijo un arriero con tono burlón. "Quien se ha de confesar eres tú -respondió Claret- que llevas 7 años sin hacerlo y te hace buena falta". Y aquel hombre se confesó.
En otra ocasión sacó de apuros a un pobre hombre, contrabandista, convirtiendo en alubias un fardo de tabaco ante unos carabineros que les echaron el alto. La mayor sorpresa se la llevó el buen hombre cuando, al llegar a su casa, observó que el fardo de alubias se había convertido de nuevo en tabaco. Son algunas de las "florecillas claretianas" de aquella época.
Otros hechos prodigiosos se cuentan, pero sobre todo se destacaba su virtud de penetrar las conciencias. Tenía enemigos que le calumniaban y que procuraban impedir su labor misionera teniendo que salir en su defensa el arzobispo de Tarragona. Pero su temple era de acero. Todo lo resistía y salía airoso de todas las emboscadas que le tendían.
Además de la predicación, el P. Claret se dedicaba a dar Ejercicios Espirituales al clero y a las religiosas, especialmente en verano. En 1844 , por ejemplo, los daba a las Carmelitas de la Caridad de Vic, asistiendo a ellos Santa Joaquina Vedruna.
Durante este tiempo también publicó numerosos folletos y libros. De entre ellos cabe destacar el "Camino Recto", publicado en 1843 por primera vez y que sería el libro de piedad más leído del siglo XIX. Tenía 35 años. En 1847 fundaba junto con su amigo José Caixal, futuro obispo de Seu D'Urgel y Antonio Palau la "Librería Religiosa". Ese mismo año fundaba la Archicofradía del Corazón de María y escribía los estatutos de La Hermandad del Santísimo e Inmaculado Corazón de María y Amantes de la Humanidad, compuesta por sacerdotes y seglares, hombres y mujeres.


Apóstol de las Islas Canarias: ( marzo 1848 - mayo 1849)
El 6 de marzo de 1848 salía de Cádiz para las islas Canarias con el recién nombrado obispo D. Buenaventura Codina. Tenía 40 años. Y es que tras la nueva rebelión armada de 1847 ya no era posible dar misiones en Cataluña. Desde el Puerto de la Luz de Gran Canaria hasta los ásperos arenales de Lanzarote resonó la convincente voz de Claret. Misionó Telde, Agüimes, Arucas, Gáldar, Guía, Firgas, Teror... El milagro de Cataluña se repitió de nuevo. Claret tuvo que predicar en las plazas, sobre los tablados, al campo libre, entre multitudes que lo acosaban. A pesar de una pulmonía no cesó en su intenso trabajo. En Lanzarote da misiones en Teguise y Arrecife.
Gastó 15 meses de su vida en las Canarias, y dejó atrás conversiones, prodigios, profecías y leyendas. Los canarios vieron partir con lágrimas en los ojos un día a su "padrito" y lo despidieron con añoranza. Era en los últimos días de mayo de 1849. Aún perdura su recuerdo.

"Estos canarios me tienen robado el corazón... será para mí muy sensible el día en que los tendré que dejar para ir a misionar a otros lugares, según mi ministerio" (Carta al obispo de Vic, 27 de sept.).
S. Antonio M. Claret es Copatrono de la Diócesis de Canarias junto con la Virgen del Pino.


Fundador y director espiritual
Poco después, el 16 de julio de 1849, a las tres de la tarde en una celda del seminario de Vic fundaba San Antonio María Claret la Congregación de los Misioneros Hijos del Inmaculado Corazón de María. Tenía 41 años. Eran los Cofundadores los PP. Esteban Sala, José Xifré, Manuel Vilaró, Domingo Fábregas y Jaime Clotet.

"Hoy comienza una gran obra" -dijo el P. Claret.
¿Cómo serán los Hijos del Inmaculado Corazón de María?

"Un hijo del Inmaculado Corazón de María es un hombre que arde en caridad y que abrasa por donde pasa; que desea eficazmente y procura por todos los medios encender a todo el mundo en el fuego del divino amor. Nada le arredra; se goza en las privaciones; aborda los trabajos; abraza los sacrificios; se complace en las calumnias y se alegra en los tormentos. No piensa sino cómo seguirá e imitará a Jesucristo en trabajar, sufrir y en procurar siempre y únicamente la mayor gloria de Dios
y la salvación de las almas"

El Padre Claret sabía que era impulsado por Dios; y

Dios le reveló tres cosas:

1) Que la Congregación se extendería por todo el mundo.
2) Que duraría hasta el fin de los tiempos.
3) Que todos los que murieran en la Congregación se salvarían.

En la espléndida floración de nuevos institutos religiosos que se operó en el siglo XIX, fue el confesor real el más decidido colaborador que se encontraron casi todos los fundadores y fundadoras de su tiempo. Con la Madre París ya había fundado en Cuba el año 1855 el Instituto de Religiosas de María Inmaculada, llamadas misioneras claretianas, para la educación de las niñas.
Bajo su dirección espiritual se incluyen Santa Micaela del Santísimo Sacramento, fundadora de las Adoratrices, y Santa Joaquina de Vedruna, fundadora de las Carmelitas de la Caridad.
Intervino directa o indirectamente en otras fundaciones. Se relacionó con Joaquím Masmitjà, fundador de las Hijas del Santísimo e Inmaculado Corazón de María, con D. Marcos y Dña. Gertrudis Castanyer fundadores de las Religiosas Filipenses, con María del Sagrado Corazón fundadora de las Siervas de Jesús, con Ana Mogas fundadora de las Franciscanas de la Divina Pastora. Le encontramos con Fracesc Coll fundador de las Dominicas de la Anunciata. También tuvo parte en la fundación de las Esclavas del Corazón de María, de la M. Esperanza González. Y habría que añadir su influjo en la Compañía de Santa Teresa, Religiosas de Cristo Rey, etc.
Todas estas instituciones nacieron o germinaron gracias al P.Claret.


Arzobispo de Santiago de Cuba: (1851-1857)
Un hecho de capital importancia puso pronto en peligro su recién fundado Instituto. El P. Claret era nombrado Arzobispo de Santiago de Cuba. Aceptó el cargo después de todos los intentos de renuncia el 4 de octubre de 1849 y el día 6 de octubre de 1850 era consagrado obispo en la catedral de Vic. Tenía 42 años. Antes de embarcarse para Cuba y después de ir a Madrid a recibir el palio y la gran cruz de Isabel la Católica efectuó tres visitas: a la Virgen del Pilar, en Zaragoza, a la Virgen de Montserrat y a la Virgen de Fusimaña, en Sallent, su Patria chica. Y aún le dio tiempo, antes de partir, para fundar las "Religiosas en sus Casas o las Hijas del Inmaculado Corazón de María, actual Filiación Cordimariana." En el puerto de Barcelona un inmenso gentío despidió al Arzobispo Claret con una apoteósica manifestación.
En el viaje hacia La Habana aprovechó para dar una misión a bordo para todos los pasajeros, oficialidad y tripulación. Y al fin... Cuba. Seis años gastaría Claret en la diócesis de Santiago de Cuba, trabajando incansablemente, misionando, sembrando el amor y la justicia en aquella isla en la que la discriminación racial y la injusticia social reinaban por doquier.
Fue un Arzobispo evangelizador por excelencia. Renovó todos los aspectos de la vida de la iglesia: sacerdotes, seminario, educación de niños, abolición de la esclavitud... En cinco años realizó cuatro veces la visita pastoral de la diócesis. El pueblo de Baracoa, por ejemplo, tenía 62 años que no veía obispo alguno.

Se enfrentó a los capataces, les arrancó el látigo de las manos... Un día reprendió a un rico propietario que maltrataba a los pobres negros que trabajaban en su hacienda. Viendo que aquel hombre no estaba dispuesto a cambiar de conducta, el Arzobispo intentó darle una lección. Tomó dos trozos de papel, uno blanco y otro negro. Les prendió fuego y pulverizó las cenizas en la palma de su mano. "Señor, -le dijo- ¿podría decir qué diferencia hay entre las cenizas de estos dos papeles? Pues así de iguales somos los hombres ante Dios".

El P. Claret tenía una capacidad inventiva que denotaba un ingenio poco común. En Holguín se organizaron fiestas populares. El número fuerte del programa era el lanzamiento de un globo tripulado por un hombre. El artefacto aerostático era de los primeros que se ensayaban en aquellos tiempos. No tuvo éxito; comenzó a elevarse, pero el piloto perdió el control y cayó en un pequeño barranco. El Arzobispo estudió el problema y un día sorprendió a todos: "Hoy he dado con el sistema de la dirección de los globos". Y les mostró un diseño, que todavía hoy se conserva.
Era un hombre práctico. Fundó en todas las parroquias instituciones religiosas y sociales para niños y para mayores; creó escuelas técnicas y agrícolas, estableció y propagó por toda Cuba las Cajas de Ahorros, fundó asilos, visitó cuatro veces todas las ciudades, pueblos y rancherías de su inmensa diócesis. Siempre a pie o a caballo.
Pero ni siquiera en Cuba le dejaron en paz sus enemigos. La tormenta de atentados llegó al cúlmen en Holguín, donde fue herido gravemente por un sicario a sueldo de sus enemigos, al que había sacado poco antes de la cárcel, cuando salía de la iglesia. El P. Claret, casi agonizando, pidió que perdonaran al criminal. A pesar de todo, sus enemigos siguieron sin perderle de vista.
Estas son las palabras del propio Santo:
"Yo bajé del púlpito fervorosísimo, cuando he aquí que al concluir la función, había mucha gente y todos me saludaban. Se acercó un hombre, como si me quisiera besar el anillo; pero al instante alargó el brazo, armado con una navaja de afeitar, y descargó el golpe con todas su fuerza. Pero yo llevaba la cabeza inclinada y con el pañuelo que tenía en la mano derecha me tapaba la boca, en lugar de cortarme el cuello, como intentaba, me rajó la cara, o mejilla izquierda, desde la frente a la oreja hasta la punta de la barba, y de escape me cogió el brazo derecho.
Hecha la primera cura, me llevaron a la casa. No puedo yo explicar el placer, el gozo y alegría que sentía mi alma al ver que había logrado lo que tanto deseaba, que era derramar la sangre por el amor de Jesús y de María y poder sellar con la sangre de mis venas las verdades Evangélicas.
En la curación de las heridas ocurrieron tres cosas prodigiosas: la primera fue la curación momentánea de una fístula que los facultativos habían dicho que duraría. Con el corte de la herida se rompieron completamente las glándulas salivales. Tenían que operarme al día siguiente. Yo me encomendé a la Santísima Virgen María, me ofrecí y resigné a la voluntad de Dios, y al instante quedé curado.
El segundo prodigio fue que la cicatriz del brazo quedó como una imagen de la Virgen Dolorosa, de medio cuerpo, y además de relieve tenía colores blanco y morado. Se fue desvaneciendo con los años.
El tercer prodigio fue el pensamiento de la Academia de San Miguel, pensamiento que tuve en los primeros días de hallarme en cama y que fue aprobada por el Papa Pío IX."
Los católicos de Cuba lo recuerdan con profundo cariño y veneración.



Confesor de la Reina Isabel II y Misionero en la Corte y en España: (1857-1868).
Al cabo de seis años en Cuba un día le entregaron un despacho urgente del capitán general de La Habana en el que se le comunicaba que su Majestad la Reina Isabel II le llamaba a Madrid. Era el 18 de marzo de 1857.
Llegado a Madrid, supo el P. Claret que su cargo era definitivamente el de confesor de la Reina. Contrariado aceptó, pero poniendo tres condiciones: no vivir en palacio, no implicarle en política y no guardar antesalas teniendo libertad de acción apostólica.
Tenía 49 años cuando regresó de Cuba. Pero Claret no había nacido para cortesano. En los 11 años que permaneció en Madrid, su actividad apostólica en la Corte fue intensa y continuada. Pocas fueron las iglesias y conventos donde su voz no resonara con fuerza y convicción. Desde la iglesia de Italianos, situada en la actual ampliación de las Cortes y desde la iglesia de Montserrat, donde está situado actualmente el Teatro Monumental, desarrolló una imparable actividad. Principalmente se hizo notar en sus misiones al pueblo y en sus ejercicios al clero.
Restauró El Escorial y organizó en él un centro de estudio.
"Pero en la corte me sentía como un pájaro enjaulado... como perro atado... Tengo unos deseos tan grandes de salir de Madrid para ir a predicar por todo el mundo que no lo puedo explicar... Sólo Dios sabe lo que sufro... Cada día tengo que hacer actos de resignación conformándome a la voluntad de Dios..."
"No tengo reposo, ni mi alma halla consuelo sino corriendo y predicando"

Los viajes con la Reina. Mientras la acompañaba en sus giras por España aprovechaba también para desarrollar un intenso apostolado. A primeros de junio de 1858 la real caravana rodaba por las llanuras de la Mancha, Alicante, Albacete, Valencia... y en julio por Castilla, León, Asturias y Galicia.
El recorrido por el sur fue de un entusiasmo extraordinario, llegando a predicar en un solo día 14 sermones. El Reino de Dios era anunciado y el pueblo respondía con generosidad. "En estos viajes, la Reina reúne a la gente y yo les predico".
"Oh Virgen Y Madre de Dios... soy hijo y misionero vuestro formado en la fragua de vuestra misericordia y amor...


Presidente del Monasterio de El Escorial:
La Reina le nombró Presidente del Real Monasterio de El Escorial para su restauración, dado su lastimoso estado a raíz de la ley de exclaustración de 1835. Desempeñó este cargo desde el año 1859 hasta el año 1868. Corto tiempo, pero suficiente para dar muestras de su talento organizador. Se repararon las torres y alas del edificio, así como la gran basílica. Se restauraron el coro y los altares, se instalaron dos órganos, se adquirió material científico para los gabinetes de Física y laboratorios de Química, se restauró la destartalada biblioteca y se construyó otra nueva; se repoblaron los jardines, se plantaron gran cantidad de árboles frutales y de jardín. Con todo, el Arzobispo ponía anualmente en manos de la Reina un buen superávit. Parecía un milagro.
Con la restauración material emprendió la espiritual. Creó una verdadera Universidad eclesiástica, con los estudios de humanidades y lenguas clásicas, lenguas modernas, ciencias naturales, arqueología, escolanía y banda de música. Estudios de Filosofía y Teología, con Patrística, Liturgia Moral y ciencias Bíblicas, lenguas caldaica, hebrea, arábiga, etc. Hizo de este monasterio uno de los mejores centros de España. Y gracias a su afán recuperó su esplendor la octava maravilla del mundo.


Apóstol de la prensa:
"Antonio, escribe", -le dijeron Cristo y la Virgen-.

Como una enorme y sensible pantalla de radar, Claret escrutaba continuamente los signos de los tiempos: "Uno de los medios que la experiencia me ha enseñado ser más poderoso para el bien es la imprenta, -decía-, así como es el arma más poderosa para el mal cuando se abusa de ella".

Escribió unas 96 obras propias (15 libros y 81 opúsculos) y otras 27 editadas, anotadas y a veces traducidas por él. Sólo si se tiene en cuenta su extrema laboriosidad y las fuerzas que Dios le daba, se puede comprender el hecho de que escribiera tanto llevando una dedicación tan intensa al ministerio apostólico. Claret no era solamente escritor. Era propagandista. Divulgó con profusión los libros y hojas sueltas. En cuanto a su difusión alcanzó cifras verdaderamente importantes.
Jamás cobraba nada de la edición y venta de sus libros; al contrario, invertía en ello grandes sumas de dinero. ¿De dónde lo sacaba? De lo que obtenía por sus cargos y de los donativos.
"No todos pueden escuchar sermones... pero todos pueden leer..."
"El predicador se cansa... el libro siempre está a punto... Son los libros la comida del alma..."
Entre el centenar de obras de todos tamaños que escribió, destacan:
"Avisos" a toda clase de personas.
"El camino recto"
"El catecismo explicado"
"El colegial instruido"


"Los libros son la mejor limosna".
En el año 1848 había fundado la Librería Religiosa junto al Dr.Caixal, futuro obispo de Seo de Urgel, precedida por la "Hermandad espiritual de los libros buenos", que durante los años que estuvo bajo su dirección hasta su ida a Cuba imprimió gran cantidad de libros, opúsculos y hojas volantes, con un promedio anual de más de medio millón de impresos. En el primer decenio de la fundación recibió la felicitación personal del Papa Pío IX.
Aún sacerdote fundó la Hermandad del Santísimo e Inmaculado Corazón de María, cuya finalidad era la de mantener permanentemente la difusión de los libros y constituyó uno de los primeros ensayos de apostolado seglar activo por estar integrada por sacerdotes y seglares de ambos sexos.

Una de sus obras más geniales fue la fundación de la Academia de San Miguel (1858). En ella pretendía agrupar las fuerzas vivas de las artes plásticas, el periodismo y las organizaciones católicas; artistas, literatos y propagandistas de toda España para la causa del Señor. Gracias a su prestigio consiguió reunir en ella las figuras más representativas del campo católico español. En nueve años se difundieron gratuitamente numerosos libros, se prestaron otros muchos y se repartió un número incalculable de hojas sueltas.
Y fundó las bibliotecas populares en Cuba y en España. Más de un centenar llegaron a funcionar en España en los últimos años de su vida.
Bien merece el P.Claret el título de apóstol de la prensa.


Un hombre Santo:
La suntuosidad cortesana no impidió al P. Claret vivir como el religioso más observante. Cada día dedicaba mucho tiempo a la oración. Su austeridad era proverbial y su sobriedad para las comidas y bebidas, admirable.

Este era su horario. Dormía apenas seis horas levantándose a las tres de la mañana. Antes que se levantaran los demás tenía dos horas de oración y lectura de la Biblia, luego otra hora con ellos, celebraba su Eucaristía y oía otra en acción de gracias, desde el desayuno hasta las diez confesaba y luego escribía. Lo que peor soportaba era la hora de audiencia hacia las doce. Por la tarde predicaba, visitaba hospitales, cárceles, colegios y conventos.
Su pobreza era ejemplar. Un día se llevó un susto al llevarse la mano al bolsillo. Le pareció haber encontrado una moneda, pero enseguida se repuso, no era una moneda, sino una medalla. En una ocasión no teniendo otra cosa para poder auxiliar a un pobre empeñó su cruz arzobispal.

San Antonio era un verdadero místico. Varias veces se le vio en estado de profundo ensimismamiento ante el Señor. Un día de Navidad, en la iglesia de las adoratrices de Madrid, dijo haber recibido al Niño Jesús en sus brazos.

En Intimidad con el Señor:
La clave de toda la espiritualidad de San Antonio es el amor al Santísimo Sacramento, que devoró su corazón durante toda su vida. Este amor es el que le hace transformarse en Cristo, en Cristo paciente y sacrificado.
Desde niño acudía con frecuencia a la Santa Misa, reconociendo a Cristo realmente presente en la Eucaristía, fuente de toda su vida.

Dice San Antonio: "Sentía cómo el Señor me llamaba y me concedía el poder identificarme con El. Le pedía que hiciese siempre su voluntad.

La vivencia de la presencia de Jesús en la Eucaristía, en la celebración de la Misa o en la adoración de Jesús Sacramentado era tan profunda que no la sabía explicar. Sentía y siento su presencia tan viva y cercana que me resulta violento separarme del Señor para continuar mis tareas ordinarias".

Un privilegio incomparable del que fue objeto fue la conservación de las especies sacramentales de una comunión a otra durante nueve años. Así lo escribió en su Autobiografía:

"El día 26 de agosto de 1861, hallándome en oración en la iglesia del Rosario de La Granja, a las siete de la tarde, el Señor me concedió la gracia grande de la conservación de las especies sacramentales, y tener siempre día y noche el santísimo sacramento en mi pecho. Desde entonces debía estar con mucho más devoción y recogimiento interior. También tenía que orar y hacer frente a todos los males de España, como así me lo manifestaba el Señor en otras oraciones."
Esta presencia, casi sensible, de Jesús en el P. Claret debió ser tan grande, que llegó a exclamar: "En ningún lugar me encuentro tan recogido como en medio de las muchedumbres".









DEVOCION a la Virgen María, Madre y Maestra:

Desde niño, la devoción y el amor a la Santísima Virgen marcaron la vida de San Antonio. La Virgen Santísima era para él la estrella que le guiaba en su vida. Siempre la visitaba en el altar de su parroquia y se imaginaba que sus oraciones subían al cielo por unos "hilos misteriosos". Le gustaba visitar a la Santísima Virgen en su santuario de Fusimaña.
De niño, todos los días rezaba una parte del Santo Rosario y cuando mayor lo rezaba completo, los quince misterios todos los días. Era gran devoto del Santo Rosario a tal punto que la Virgen le dijo un día: "Tú serás el Domingo de estos tiempos. Promueve el Santo Rosario"

Pasaba largo tiempo frente a una imagen de la Virgen haciendo sus oraciones y rezos, y hablándole con cordialidad y confianza, porque estaba convencido de que la Santísima Virgen lo escuchaba...
En obsequio a la Virgen María se abstenía no sólo de pecados mortales, sino hasta de veniales, de faltas e imperfecciones, y aún se abstenía de cosas lícitas, solo para mortificarse y abstenerse de alguna cosa en obsequio a María Santísima.
El amaba a María, pero María le amaba más a él, pues siempre le concedía lo que pedía y aún cosas que nunca pidió, le concedió. La Virgen Santísima lo libró de enfermedades, de peligros y aun de la muerte muchas veces, por mar o por tierra; le libró de tentaciones y de ocasiones de pecar.
Decía el Santo: "Ya veis cuanto importa ser devoto de María Santísima. Ella os librará de males y desgracias de cuerpo y alma. Ella os alcanzará los bienes terrenales y eternos. ...Rezadle el Santo Rosario todos los días con devoción y fervor y veréis como María Santísima será vuestra Madre, vuestra abogada, vuestra medianera, vuestra maestra, vuestro todo después de Jesús".
En otro lado dice: "Ni en mi vida personal, ni en mis andanzas misioneras podía olvidarme de la figura maternal de María. Ella es todo corazón y toda amor. Siempre la he visto como Madre del Hijo amado y esto la hace Madre mía, Madre de la Iglesia, Madre de todos. Mi relación con María siempre ha sido muy íntima y a la vez cercana y familiar, de gran confianza. Yo me siento formado y modelado en la fragua de su amor de Madre, de su Corazón lleno de ternura y amor. Por eso me siento un instrumento de su maternidad divina. Ella está siempre presente en mi vida y en mi predicación misionera. Para mí, María, su Corazón Inmaculado, ha sido siempre y es mi fuerza, mi guía, mi consuelo, mi modelo, mi Maestra, mi todo después de Jesús".

"Oh Virgen Madre de Dios... soy hijo y misionero vuestro, formado en la fragua de vuestra misericordia y amor...


Un hombre perseguido:
No es de extrañar que un hombre de la influencia del P. Claret, que arrastraba a las multitudes, atrajera también las iras de los enemigos de la Iglesia. Pero las amenazas y los atentados se iban frustrando uno a uno, porque la Providencia velaba sobre él que se alegraba en las persecuciones. Fueron numerosos los atentados personales que sufrió en vida. La mayor parte frustrados por la conversión de los asesinos.
Pero fue peor la campaña difamatoria que se organizó a gran escala por toda España para desacreditarlo ante las gentes sencillas. Se le acusó de influir en la política, de pertenecer a la famosa "camarilla" de la Reina con Sor Patrocinio, Marfori y otros, de ser poco inteligente, de ser obsceno en sus escritos refiriéndose a "La Llave de Oro", de ser ambicioso y aún de ladrón. Pero Claret supo callar, contento de sufrir algo por Cristo.


Ante el reconocimiento del Reino de Italia:
El 15 de julio de 1865, el gobierno en pleno se reunía en La Granja para arrancar a la Reina su firma sobre el reconocimiento del Reino de Italia, que equivalía a la aprobación del expolio de los Estados pontificios.
El P. Claret ya había advertido a la Reina que la aprobación de este atropello era, a su parecer, un grave delito, y la amenazó con retirarse si lo firmaba. La Reina, engañada, firmó. Claret no quiso ser cómplice permaneciendo en la corte. Oró ante el Cristo del Perdón, en la iglesia de La Granja, y escuchó estas palabras: "Antonio, retírate".

Transido de dolor al verse obligado a abandonar a la Reina en aquella situación, se dirigió a Roma. Allí el Papa Pío IX le consoló y le ordenó que volviera otra vez a la corte. La familia real se alegró inmensamente de su retorno. Pero una nueva tempestad de calumnias y de ataques se desencadenó contra él. Se puede decir de Claret que fue uno de los hombres públicos más perseguidos del siglo XIX.


Desterrado:
El 18 de septiembre de 1868, la revolución, ya en marcha, era incontenible. Veintiún cañonazos de la fragata Zaragoza, en la bahía de Cádiz, anunciaron el destronamiento de la Reina Isabel II. Con la derrota del ejército isabelino en Alcolea caía Madrid, y la revolución, como un reguero de pólvora, se extendió por toda España.
El día 30, la familia real, con algunos adictos y su confesor, salía para el destierro en Francia. Primero hacia Pau, luego París. El P. Claret tenía 60 años.
Los desmanes y quema de iglesias se prodigaron, cumpliéndose otra de las profecías del P. Claret: la Congregación tendrá su primer mártir en esta revolución. En La Selva del Camp caía asesinado el P.Crusats.
El 30 de marzo de 1869 Claret se separaba definitivamente de la Reina y se iba a Roma.


Padre del Concilio Vaticano I:


El día 8 de diciembre de 1869 comenzaron a llegar a Roma 700 obispos de todo el mundo, superiores de órdenes religiosas, arzobispos, primados, patriarcas y cardenales. Comenzaba el Concilio Ecuménico Vaticano I. Allí estaba el P. Claret.
Uno de los temas más debatidos fue la infalibilidad pontificia en cuestiones de fe y costumbres. La voz de Claret resonó en la basílica vaticana:

"Llevo en mi cuerpo las señales de la pasión de Cristo, -dijo, aludiendo a las heridas de Holguín-; ojalá pudiera yo, confesando la infalibilidad del Papa, derramar toda mi sangre de una vez".
Es el único Padre asistente a aquel Concilio que ha llegado a los altares.


El ocaso de sus días:
El 23 de julio de 1870, en compañía del P. Xifré, Superior General de la Congregación, llegaba el Arzobispo Claret a Prades, en el Pirineo francés. La Comunidad de misioneros en el destierro, en su mayoría jóvenes estudiantes, recibió con gran gozo al fundador, ya enfermo. El sabía que su muerte era inminente. Pero ni siquiera en el ambiente plácido de aquel retiro le dejaron en paz sus enemigos. El día 5 de agosto se recibió un aviso. Querían apresar al señor Arzobispo. Incluso en el destierro y enfermo, el P. Claret tuvo que huir. Se refugió en el cercano monasterio cisterciense de Fontfroide. En aquel cenobio, cerca de Narbona, fue acogido con gran alegría por sus moradores.

"Me parece que ya he cumplido mi misión, en París y en Roma he predicado la ley de Dios... En París como capital del mundo, en Roma capital del catolicismo, lo he hecho de palabra y por escrito, he observado la santa pobreza...
Su salud estaba completamente minada. El P. Clotet no se separó de su lado y anotó las incidencias de la enfermedad. El día 4 de octubre tuvo un ataque de apoplejía.
El día 8 recibió los últimos sacramentos e hizo la profesión religiosa como Hijo del Corazón de María, a manos del P. Xifré.
Llegó el día 24 de octubre por la mañana. Todos los religiosos se habían arrodillado alrededor de su lecho de muerte. Junto a él, los Padres Clotet y Puig. Entre oraciones Claret entregó su espíritu en manos del Creador. Eran las 8:45 de la mañana y tenía 62 años.
Su cuerpo fue depositado en el cementerio monacal con una inscripción de Gregorio VII que rezaba: "Amé la justicia y odié la iniquidad, por eso muero en el destierro".


Glorificado:
Los restos del P. Claret fueron trasladados más tarde a Vic, en 1897, donde se veneran. El 25 de febrero de 1934 la Iglesia le inscribió en el número de los beatos. El humilde misionero apareció a la veneración del mundo en la gloria de Bernini. Las campanas de la Basílica Vaticana pregonaron su gloria.
Y el 7 de mayo de 1950 el Venerable Papa Pío XII lo proclamó SANTO. Estas fueron sus palabras aquel memorable día:
"San Antonio María Claret fue un alma grande, nacida como para ensamblar contrastes: pudo ser humilde de origen y glorioso a los ojos del mundo. Pequeño de cuerpo, pero de espíritu gigante. De apariencia modesta, pero capacísimo de imponer respeto incluso a los grandes de la tierra. Fuerte de carácter, pero con la suave dulzura de quien conoce el freno de la austeridad y de la penitencia. Siempre en la presencia de Dios, aún en medio de su prodigiosa actividad exterior. Calumniado y admirado, festejado y perseguido. Y, entre tantas maravillas, como una luz suave que todo lo ilumina, su devoción a la Madre de Dios".
-SCTJM

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Esta página es obra de Las Siervas de los Corazones Traspasados de Jesús y María.Copyright © 1999 SCTJM


AVE AVE AVE MARIA PURISSIMA!

Autobiografia de San Antonio Maria CLARET:..." Yo no quiero quitarte la vocación. Dios me libre; piénsalo bien y encomiéndalo a Dios y consúltalo bien con tu Director espiritual ..."

Es bueno, siempre y sobretodo en los momentos criticos de la vida, orar y mirar a la vida de los Santos y dejarnos iluminar por ellos y por sus resoluciones.



C A P Í T U L O X,

De la resolución que tomé de hacerme fraile
de la Cartuja de Monte-Alegre

77. Desengañado, fastidiado y aburrido del mundo, pensé dejarle y huirme a una soledad, meterme cartujo; y a este objeto y fin hacía yo mis estudios. Consideré que habría faltado a mi deber si no hubiese participado a mi Padre, y, en efecto, se lo dije en la primera ocasión que tuve, en una de las muchas veces que iba a Barcelona por razón del comercio. Grande fue el sentimiento que tuvo cuando le dije que quería dejar la fabricación, el grande negocio que ambos podíamos hacer, y creció de punto su pena cuando le dije que me quería hacer fraile cartujo.

78. Como era tan buen cristiano, me (dijo): Yo no quiero quitarte la vocación. Dios me libre; piénsalo bien y encomiéndalo a Dios y consúltalo bien con tu Director espiritual, y si te dice que s ésta la voluntad de Dios, la acato y la adoro, por más que lo sienta en mi corazón; sin embargo, si fuera posible que en lugar de meterte fraile fueras sacerdote secular, me gustaría. Con todo, hágase la voluntad de Dios.

79. Me dediqué al estudio de la gramática latina con toda la aplicación posible. El primer maestro fue un tal D. Tomás, sacerdote [de] muy buen latín. A los dos meses y medio de darme lección tuvo un ataque apoplético, que perdió el habla y murió a las pocas horas. Otro desengaño más. Después de éste tomé a D. Francisco Mas y Artigas, en quien seguí hasta que salí de Barcelona para Vich, para empezar Filosofía, y fue de esta manera:

80. Mi hermano mayor, llamado (Juan), ya estaba casado con María Casajuana, hija de D. Mauricio Casajuana, que era encargado del Señor Obispo de Vich para cobrar el producto de ciertas propiedades y Señoríos que tenía en Sallent, y por esto era muy apreciado del Señor Obispo, a quien con frecuencia iba a ver, y en una de estas visitas le habló de mi insignificante (persona). Qué sé yo qué cosas le diría, que el Señor Obispo entré en deseos de verme.
81. Me dijeron que pasara a Vich. Yo no quería ir, porque me temía que me estorbarían el que me metiera a cartujo, que yo tanto deseaba. Lo comuniqué a mi Maestro, y él me dijo: Yo le acompañaré con un Padre de San Felipe Neri, el Padre Cantí, hombre muy sabio, prudente y experimentado, y él dirá lo que se haya de hacer. Nos presentamos, y, después de haber oído todas las razones que alegaba para no ir, me dijo: Vaya V., y si el Señor Obispo conoce que es voluntad (de Dios el) que V. Entre cartujo, estará tan lejos de oponerse, que aun le protegerá.

82. Yo me callé y obedecí, y salí de Barcelona después de haber estado cerca [de] cuatro años, habiendo[me] resfriado bastante en el fervor y llenado demasiado del viento de la vanidad, de elogios y aplausos, singularmente en los tres primeros años. ¡Oh, cuánto lo siento y lo lloro amargamente! Pero el Señor ya tuvo cuidado de humillarme y confundirme. ¡Bendito sea por tantas bondades y misericordias como me ha dispensado!.

*



Dichoso quien honra tu nombre, Virgen Marìa, * Tu gracia consolarà su espìritu.
Serà como un jardìn a orillas del arroyo, * Tu produciràs en él frutos de santidad.
Bendita eres tù entre las mujeres * por la fe y la humildad de tu Corazòn.
Tù eres la màs bella de todas las criaturas * y màs santa de los Angeles y Arcangeles.
Tu misericordia y tu gracia son ensalzadas en todo lugar, * Dios ha bendecido tus obras.
Gloria al Padre, y al Hijo, * y al Espiritu Santo.
Como era en el principio, ahora y siempre, * por los siglos de los siglos. Amén.